domenica 27 luglio 2025

Arrivare a segno

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 653

Molto spesso quando provo a scrivere qualcosa mi perdo in una difficoltà definibile come "incapacità di far passare il messaggio". Ostacolo affiancato spesso da quello di non riuscire a "far sintesi"  rischiando quindi di andare intorno al concetto e non trovare un equilibrio tra l'essere ridondante ed il non essere chiaro e...."dritto". In particolar modo quando provo a dedicarmi ad una passione "antica" ma sempre viva come quella di provare a scrivere racconti o qualcosa di assimilabile a questi. Spesso mi trovo a vagare, a "STARCI UN PO' STRETTO MA VIVERE A ORECCHIO" girando a vuoto.
C'è qualcuno che invece quando produce qualcosa lascia sempre ben impresso e chiaro il suo marchio di fabbrica. Qualcosa di speciale da leggere ed approfondire. Qualcosa che fa riflettere ed apre la bella sensazione di aver fatto parte della storia raccontata. Qualcosa che non è mai banale.
Parlo di uno scrittore (e non solo) di qualità. Qualcuno che ho la fortuna di conoscere bene e che merita di essere seguito con attenzione in ogni sua produzione. La sua ultima si chiama "il figlio del padre" e riesce in 1.377 battute a lasciare a chi legge qualcosa di bello, arrivando a segno. Ve lo consiglio quindi, come tutte le cose che produce Andrea.

sabato 19 luglio 2025

Trent'anni più tre

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 652
Trent'anni più tre. 
Nel trentennale scrivevo, dopo pochi giorni, questo (clicca qui). Oggi a quell'anniversario si sono sommati altri tre anni ma è sempre "BORSELLINO LI' NEL TEMPO" fermo e dal ricordo indelebile. Sono passati tanti eventi, giorni e decenni ma quello strazio è ancora ben solcato nella pelle di tutti quelli che davvero capiscono cosa hanno significato quei giorni. Per le persone che se ne sono andate (Borsellino ma immancabilmente anche Falcone neanche due mesi prima ed ovviamente le loro scorte), per le loro famiglie, per il significato profondo degli eventi e per un paese intero.
Di Paolo Borsellino, oltre che della sua grandezza istituzionale e personale, a me ha sempre tremendamente colpito e lasciato addosso un segno di clamorosa ammirazione e malinconia il suo senso di appartenenza istituzionale e dovere morale che lo hanno contraddistinto in quei cinquantasette giorni che hanno separato il diciannove luglio dal ventitré maggio. Da quel "e adesso tocca a me" detto dallo stesso Paolo con le lacrime agli occhi il giorno del funerale dell'amico Giovanni. Nel film "Paolo Borsellino" con un magnifico Giorgio Tirabassi che interpreta proprio il giudice, emerge la sua forza in modo cinematografico, ancora più carica di significato sapendo cosa ha voluto dire la sua "opera" e quel periodo nella sua vita reale. Evento che aveva perfettamente anticipato e fotografato prima che avvenisse: “La mafia mi ucciderà quando i miei colleghi glielo permetteranno, quando cosa nostra avrà la certezza che sono rimasto davvero solo”. Solo, conscio della sua condanna eppure non indietreggiando neanche di un mezzo passo. Per un Paese che lo aveva abbandonato e gli aveva messo addosso un timer. E che dopo quello che gli è successo, tranne le commemorazioni di facciata, si è sostanzialmente dimenticato di lui, lasciandolo ancora e di nuovo più solo. Tre anni fa, la figlia Fiammetta ha deciso di non partecipare alle commemorazioni di suo padre ed ha poi motivato il tutto con un messaggio tanto chiaro quanto straziante. 
"Uno Stato che non riesce a fare luce su questo delitto non ha possibilità di futuro. Dopo trent'anni di depistaggi e di tradimenti noi non ci rassegniamo e continueremo a batterci perché sia fatta verità sull'uccisione di nostro padre. Per questo motivo la mia famiglia ha deciso di disertare le cerimonie ufficiali sulle stragi del '92, non a caso mia madre non volle funerali di Stato, proprio perché aveva capito..."
Da quel giorno, un pezzetto di più di me ha un brivido di commozione ogni volta che ripensa alla sua storia. Al suo essere stato eroe senza volerlo essere. Al suo lasciare ricordo indelebile mettendo a disposizione della sua missione la sua stessa vita. All'assenza di giustizia e rispetto che ha ricevuto prima e dopo quel diciannove luglio
Trentatré anni dopo, nel suo ricordo, la rabbia e lo schifo non si sono attenuati di una virgola. Anzi. Quell'assenza di risposte continua ad accentuarle entrambe. Sempre di più.

sabato 12 luglio 2025

Guai a chi non sta in silenzio

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 651

E' in atto un corto circuito mondiale su quello che sta succedendo a Gaza ed in Cisgiordania. Non serve lo dica io ma servirebbe che emergesse finalmente una costante e comune voce su quanto sta accadendo: un genocidio ed un crimine di guerra unico senza soluzioni di continuità. Chi prova a dirlo nei cosiddetti confronti televisivi o di altro si sente accusato di non essere equo o "DOVE SI SMETTE QUALSIASI PUDORE" addirittura di essere antisemita. Il paradosso. Perché c'è una nazione che da mesi sta annientando un popolo, affamando donne e bambini, colpendo le file dei centri di distribuzione alimentari, chiudendo con forza e violenza l'accesso agli aiuti. Ma l'accusa è verso chi semplicemente le racconta chiamando con il loro nome gli aggressori, gli assassini ed i criminali di guerra.
Il numero di morti, feriti, affamati e colpiti non interessa sostanzialmente a nessuno. Anzi, come detto prima interessa, che questa realtà non emerga. Per nulla. Ed in questo è colpevole lo stato criminale che realizza lo scempio ma anche tutti quelli che non lo fermano né si impegnano a provarci. Non solo. Perché gli step già esistenti sembra non siano sufficienti quindi se ne attua altri. Gli USA infatti hanno visto bene di prendersela con chi questa tragedia ha provato a raccontarla. Non solo fotografandola, e già sarebbe tanto ed importante visto la situazione generale suddetta, ma provando anche a capirla nelle modalità, nelle origini e nei coinvolgimenti. Una vera e propria inchiesta. E chi prova a capire quasi sempre non è ben visto. Anzi. Deve essere isolato. Ed infatti così è andata. Francesca Albanese è una giurista e docente ed è la relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati e come persona con queste conoscenze dei fatti non può che esprimere posizioni critiche nei confronti delle strategie israeliani e del supporto americano. E questo non è andato bene alla prima potenza mondiale che per lei ha previsto non ben identificate ma molto gridate sanzioni.
Le Nazioni Unite hanno subito criticato la presa di pozione violenta nei confronti di chi sta svolgendo il proprio lavoro provando a portare luce in qualcosa di orribilmente buio e doloroso, definendo la stessa Francesca Albanese come esperta indipendente nominata dal Consiglio proprio per questo motivo. La stessa giurista ha parlato apertamente di metodi intimidatori e di radice mafiosa che però, sottolinea, non riusciranno a fermare la sua azione chiedendo il coinvolgimento della Corte Penale internazionale per il premier israeliano.
Ovviamente il tutto è passato sotto silenzio. Come sostanzialmente l'oggetto della relativa inchiesta. Come appunto tutto quello che riguarda lo scempio in atto. Nel colpevole silenzio, anche violento ed obbligato, di tutti. Questo è il livello del tutto. Un livello che fa ancora più orrore pensando all'argomento di riferimento.

ps. qualcuno ha avuto la fortuna di ascoltare le prese di posizioni delle istituzioni italiane - quelle per intendersi che si riempiono la bocca dell'orgoglio italico e via cianciando - contro le sanzioni annunciate dagli Stati Uniti contro una cittadina italiana colpevole solo di fare il proprio lavoro? 

sabato 5 luglio 2025

Un concerto di un po' di tempo fa....

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 650

In questo periodo di concerti, tra il mio Poeta (clicca qui) e Vasco (clicca qui) me n'è tornato in mente uno di un po' di tempo fa. Di quelli che "TRA PALCO E REALTA'" sono diventati epici. Chi c'era l'ha definito come unico e come un pezzo di storia del rock e della musica in generale. Chi non c'era si è un po' (tanto) mangiato le mani ed ha provato a (ri)viverlo in maniera diversa.
Questa doppia settimana fatta di note musicali, caldo e stadi/arene ha fatto infatti tornare alla memoria anche che un po' di tempo fa su quel concerto - di ancora più tempo fa - avevo provato a scrivere. Ascoltando quei pezzi, sentendo quella pioggia e mettendolo come sfondo ad una storia.
Così per la KIAVE di LETTURA di questa settimana ho tirato fuori dall'archivio questo racconto che Writin' pubblicò qualche anno fa facendomi molto felice.
Speriamo che proporvelo di nuovo renda "felici" anche voi....

Buona lettura


IL MIO RACCONTO "Un'occasione bagnata"
pubblicato dall'associazione culturale Writin'
Clicca qui per saperne di più

lunedì 30 giugno 2025

Silvia ha gli occhi di Vasco

#Klibro Giugno 2025 
qui il mio intero
Katalogo
SILVIA MAZZOCCHI
"Vasco ha gli occhi azzurri"
Librida

Ho un'amica che ama scrivere e sa farlo. Farlo bene. Ed ha una passione, forte, intensa, profonda, tanto da sembrare irrazionale. In questo libro emergono entrambe le cose: la scrittura rotonda che scorre e la sua devozione assoluta al suo personale Dio. Silvia parte ed arriva al suo punto di riferimento in modo travolgente come la sua penna, provando a mettere nelle pagine del suo libro tutta la venerazione per il suo Vasco
Cercare di raccontare un proprio mito non è affatto facile. Per triplici motivi. Perché come dice (più o meno) anche lei "scontenti sempre qualcuno....quelli che ti diranno che lo esalti troppo e/o quelli che ti diranno che lo esalti troppo poco....". Perché i rischi del "pulpito con predica" e/o del "santino intoccabile" non sono sempre facile da evitare. Perché non è facile far passare il messaggio di cosa possa essere una passione così forte, serve "SUDORE E UN MINIMO DI CUORE" e serve saperli raccontare bene. Ma lei schiva i pericoli e realizza un bel diario romanzato della sua storia con il Kom.
In ogni pagina si percepisce quanto sia intenso questo trasporto, quanto significhi per l'autrice e quanto ci sia dietro un "banale" concerto che tutto è meno che qualcosa di appunto banale. I racconti dell'avvicinamento alla combriccola del suo Vasco sono pieni di un sentimento puro e si leggono con il sorriso perché lo stile di Silvia quello provoca ed emerge in ogni riga. Si passa dai ricordi dei primi concerti con relative fotografie del "panorama" dell'epoca alle scalette più o meno perfette ascoltate dalla sua transenna e relativa prima fila. Nelle descrizioni delle corse per raggiungerla (replicate poche settimane fa per il concerto al Firenze Rock) ci sono i mondi di trasporto assoluto che sfiora (per occhi esterni) anche la "non normalità". Per altri versi quello che mi son sentito spesso dire io per il numero di concerti del mio Poeta a cui ho partecipato. A quelli che con aria sostenuta obiettano così non si può che rispondere (semicit dal suo libro): ma avete mai sentito parlare di passioni vere e reali che siano razionali ed in schemi ordinati? 
Ecco, Silvia ci racconta che non è possibile. E lo fa molto bene. Mettendosi in primo piano con le sue manie e le sue fissazioni da spettatrice ed ascoltatrice, ma sapendo lasciare il palco quando è il momento di farlo prendere a Vasco con i suoi album, i suoi pezzi immortali ma anche con quelli da amatori. Tutto è raccontato senza voler passare da esperta di musica (che non è e non lo vuol far credere come tiene a sottolineare) ma da clamorosa esperta vaschiana. Ci sono le citazioni, i testi, l'ordine degli album ed un test/questionario per i super fan. C'è un racconto che dura tutta una vita, da superfan che non perde una canzone ed un attimo del suo idolo, punto di riferimento assoluto.
C'è molto Vasco quindi ma nei racconti di "cosa si fa per" c'è molta Silvia, che osserva gli occhi del suo rocker  con il suo stile ironico/sarcastico e con la capacità di arrivare mettendo un sorriso a chi legge. A volte malinconico, in passato amaro, qui molto spesso divertente e divertito. Chi ama Vasco non può non leggerlo; ma lo consiglio comunque a tutti davvero.

CINQUE CITAZIONI

1 - "...cercavo un amore diverso, un amore italiano. E l'ho trovato. Eccome se l'ho trovato! A 13 anni mi sono innamorata di lui e ancora oggi che di anni ne ho quasi cinquanta gli sono fedele. Lui che tanto detestavo si è piazzato al primo posto nel mio cuore ed è diventato la colonna sonora di tutta la mia vita..."
2 - "...non disegnavo quasi più, non scrivevo mai, studiavo informatica e cercavo di imparare un lavoro che non mi apparteneva, ma che per la mia incapacità di ammettere il fallimento mi rifiutavo di lasciare..."
3 - "...quello che mi disturba davvero sono quelle persone che dall'alto della loro immensa cultura musicale si permettono pure di giudicare il suo stile e, credendo di essere simpatici fanno anche battute..."
4 - "...per essere felice mancavo io ma non sapevo proprio dove diavolo mi fossi nascosta. Non mi riconoscevo e non sapevo come ritrovarmi, stavo una merda ma non lo davo a vedere, in apparenza ero sempre la stessa nervosa e acida di sempre ma dentro sognavo solo di farmi male per poter stare un po' a casa e ritrovarmi..."
5 - "...quando scrivo vado di pancia, quando rileggo taglio parole, frasi, sforbicio paragrafi interi con il machete. Mi è costata una gran fatica imparare a lavorare per sottrazione, tagliare, limare fino ad arrivare alla frase giusta che non deve annodarsi su se stessa (come questa per esempio)..."

Mia personale VALUTAZIONE: **** - quattro stelle su cinque

domenica 29 giugno 2025

Vasco nel caldo Olimpico

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 649
Non è facile provare a raccontare un concerto di qualcuno che non è il tuo cantante preferito ma consideri qualcuno che ha fatto e sta facendo la storia musicale. Generale e personale. Perché per tanti motivi, Vasco ha comunque un importante riflesso su tanti momenti e percorsi personali. Vuoi per l'influenza che ha sul mio migliore amico e quella che lui ha su di me (essendo il fratello che mi sono scelto...), vuoi per le sue canzoni che arrivano dentro ed allo stomaco in modo uguale e speciale.
"NON DOVETE BADARE AL CANTANTE" è quindi una raccomandazione che in questo caso arriva a destinazione  con difficoltà. Anche perché questo splendido (quasi) settantacinquenne di Zocca è riuscito a riunire di nuovo il gruppo speciale che ieri sera in quel dell'Olimpico mi ha accompagnato, fatto ridere, stretto, preso in giro, messi a turno come bersaglio delle prese in giro, alleggerito, fatto riflettere, insomma vivere "un gran bel film".
Non era il primo concerto di Vasco (qui nel mio Katalogo le precedenti esperienze) ed in generale faccio un po' fatica a commentare dal punto di vista "tecnico" qualcosa di tanto impattante a livello di emozione. Vasco ha avuto bisogno di varie pause ma quando ha cantato è sembrato molto carico ed in palla, un filino meno quando si è un po' perso in qualche discorso o di troppo (io lo preferisco quando parla con le parole di Sally, meno quando commenta Rewind) o troppo lungo ma che alla fine ha lasciato un messaggio importante: l'immagine della bandiera della pace sul palco. Sono mancati alcuni pezzi che avrei sentito volentieri ma la scaletta ne aveva comunque tanti di impatto. La doppietta Sally - Se ti potessi dire ha davvero toccato vette che da sole valevano il concerto ed il caldo romano di una giornata da codice rosso. 
Due anni fa al Circo Massimo (clicca qui) secondo me l'esibizione era stata di un livello più alto ma sono paragoni sempre antipatici e fine a se stessi. Credo che in certi eventi e con certi artisti devi solo aprire "la borsa" (la valigia è dedicata solo per il mio Poeta) e metterci dentro quello che ogni volta riescono a farti passare. Anche questa volta la borsa è molto carica perché la fortuna di partecipare ad eventi del genere si percepisce davvero a pelle, anche sudata. Emozioni, storia, canti, balli, condivisione. Tanta roba che arriva davvero bella chiara. E se qualche pezzo manca o ci sono alcune pause o discorsi in più è davvero......il meno.
Quindi....GRAZIE VASCO, come tutte le volte che ci siamo "incontrati".







domenica 22 giugno 2025

Certe notti

#KdL - KIAVE DI LETTURA n° 648

Era stata annunciata come la notte di "Certe Notti" per il suo trentennale e come da prevedibile commento queste "NOTTI SON PROPRIO QUEL VIZIO CHE NON VOGLIO SMETTERE MAI". Il
Il quinto Campovolo arrivava dopo due anni in cui un tour nei teatri (clicca qui) aveva seguito una doppia data negli stadi più significativi (clicca qui) e come ogni volta era circondato da tante aspettative e punti di domanda. Alla fine infatti sono sempre centomila persone (più o meno) che affollano uno spazio infinito in attesa di un concerto di un cantante che suona e canta da oltre trent'anni, che già si è esibito in una realtà del genere più volte e che per di più questa volta non aveva neanche un album nuovo come elemento di possibile novità. Verrebbe da chiedersi, che ci sarà in più?
Domanda che di solito per me ha una sola risposta: "è LIGA" ed infatti il mio elenco di incontri con lui (clicca qui) aumenta numericamente senza interruzioni. Organizzarsi per non rimanerne impigliati nei normali intoppi da mega evento è ormai un lavoro che grazie anche alla compagnia collaudata e speciale non temo particolarmente. Nonostante questo le grandi folle ed i concerti oceanici non sono esattamente la mia tipologia di concerto preferita ma vedere uno spazio enorme così allestito, partecipato, vissuto, pieno di spazi ed idee non può che catturare le migliori sensazioni. Il più come sempre lo doveva fare il concerto, ovviamente. Ed è stato davvero uno spettacolo. Un evento. Una data speciale.
Le diverse band e Liga carichi come nelle giornate migliori, una scaletta (clicca qui) quasi perfetta. Tracce che danno un colpo di novità anche se presenti in passati concerti (I duri hanno due cuori e Questa è la mia vita) altre che da tanti anni non si ascoltavano dal vivo (Figlio d'un cane, Seduto in riva al fosso, Buon compleanno Elvis) e che sono state il perfetto modo per movimentare il concerto, romanticizzarlo e festeggiarlo. Menzione a parte per Cosa vuoi che sia, anche questa non ascoltata da un tempo infinito, che per come è stata presentata e rappresentata è stata un vero e proprio cazzotto allo stomaco. Ma non è stata la sola. Veder Liga sedersi su una panchina rossa e praticamente in acustico cantare Lettera a G è stato qualcosa di speciale e toccante: probabilmente il momento più intenso della serata (consiglio: cercatela). Un salto nel passato gli spezzoni dei precedenti eventi a Campovolo per lanciare ed accompagnare Il giorno dei giorni ed Hai un momento Dio? quest'ultima davvero speciale per tanti e tanti motivi. Il significato immutato e migliorato "un po' di più" ascolto dopo ascolto di Le donne lo sanno ha colorato un percorso tenuto su (con un po' meno partecipazione personale ma molta intensità) da Viva e Quella che non sei. Un tir in movimento con un palco "viaggiante" per cantare Si viene e si va ed Il meglio deve ancora venire la trovata che ha catturato occhio e non solo, come l'esibizione spettacolare di Paola Caruso (danzatrice in aria) su Piccola stella senza cielo. I fuochi di artificio finali con Urlando contro il cielo e Certe notti hanno aperto a quelli veri e propri che hanno illuminato il cielo di Reggio Emilia battendo sul tempo e non solo il temporale che ha dovuto attendere.
Una trentina di pezzi non inediti ma con un impatto nuovo. Sembravano quasi suonare diversi per la pulizia degli arrangiamenti e/o per un modo diverso di ascoltarli, emergevano ancora più chiare parole, significati e frasi un po' nascoste. Forse aspettare l'inizio del concerto continuando a guardare l'orologio con gli occhi a cuore in attesa della mia trentaseiesima tappa di questo tour con Liga ha portato fortuna perché dall'inizio alla fine ogni pezzo ha avuto un'intensità speciale ed un significato molto più amplificato rispetto a quello che ogni canzone aveva già detto fino ad allora. Sorprendendo o ricordando.
Lo so, sono un giudice non oggettivo: lo riconosco. Quando però è capitato ho saputo anche dire "concerto che è valso la pena (solo) perché Liga è Liga". A questo giro no, a questo giro non serve la mia fissazione soggettiva per definirlo un gran concerto: quasi tre ore alla fine volate via con un continuo senso di essere davvero davanti ad una "data" speciale.

GRAZIE LIGA, ancora GRAZIE




domenica 15 giugno 2025

Guerra

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 647
Senza giri di parole: guerra. Senza troppe speranze di uscire dalla stessa definizione. Senza voglia di chiudere ancora gli occhi di fronte all'evidenza dell'orrore. 
Ucraina, Gaza, Iran. Per tacere di quelle che non fanno notizia ma che continuano senza riflettori ma con le stesse atrocità. Si allargano i campi di azione e diventano ulteriori i territori mutilati ed esplodono vittime e carnefici. 
"LA STORIA NON CAMBIA SE NON LA CAMBI" anzi peggiora. Così chi si è ritenuto autorizzato ad iniziare e portare avanti un concreto genocidio adesso ha allargato il proprio raggio d'azione. E nessuno è innocente o ha una visione diversa quindi le cose non potranno ovviamente migliorare ma prenderanno un pericoloso e continuo declino anzi una crescita esponenziale.
Da Gaza purtroppo sono evidenti gli esempi di come ormai tutto "non fa più notizia". Le immagini, i racconti, i numeri. Niente smuove davvero animi di chi anima non ha. Anzi ha solo una continua voglia di imporsi e di non smuoversi dal concetto "la risposta e la nostra forza sarà di un impatto mai visto"
E' comune a tutti e sta ormai diventando naturale anche per chi prova a guardare come vanno le cose per farsi un'idea. Abbiamo movimenti e moti di umanità che poi però confluiscono in manifestazioni "divise" o in dichiarazioni "dovremmo valutare le reali colpe di Israele in modo oggettivo". Come se tutto quello che sta accadendo non fosse sufficiente per prendere una posizione unica. Perché, nel piccolo come nel grande, conta solo il proprio tornaconto personale. 
Già, perché se il nostro orticello non viene toccato, in fondo il massacro non è davvero "reale". Perché se il nostro interesse diretto non ne risente, in fondo non è ancora tempo di preoccuparsi. Perché se i bambini/le donne/i civili che muoiono non sono nostri conoscenti o connazionali, alla fine pesano un po' meno come importanza. E questo ragionamento, CHE FACCIAMO TUTTI più o meno esplicitamente ed inconsciamente, porta - amplificandosi - alle politiche che stanno distruggendo questo mondo. Quando "non ci riguarda" in fondo la cosa è come se non esistesse, in uno slancio di operatività si può fare un comunicato o una manifestazione dove però deve risaltare il proprio volto impegnato. Quando invece la cosa "ci riguarda" la reazione allora sarà di "una fermezza (e violenza) mai vista prima"Perché la guerra non piace a nessuno a parole ma poi la fanno tutti. E fin quando non ci arriva in casa, in fondo è solo un argomento di conversazione come un altro.
Intanto i bambini muoiono, le mamme pure ed i civili sono "danni relativi". Ma pensare che non si possa fare la guerra è da sognatori utopisti. 

"...oggi non siamo ancora riusciti a debellare il cancro, ma questo non ci porta a sostenere l’inutilità della ricerca, degli investimenti in questo campo. E nessuno liquida la lotta contro il cancro come una “utopia” da abbandonare. Questo, per me, vale anche per la guerra, che è il cancro dell’umanità. La guerra, come il cancro, continua ancora a esistere, e dovrebbe essere un impegno condiviso, a tutti i livelli. Ognuno, per quel che può, deve cercare la soluzione, l’ “antidoto” per debellarla. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, ma uccide il paziente..."

Quanto cazzo ci manchi Gino.

sabato 7 giugno 2025

Domani si va a votare

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 646
Domani si va a votare. Perché qualsiasi occasione di voto è occasione da non perdere ed impegno da rispettare. Un diritto che è doveroso esercitare per tutti quelli che nella storia non l'hanno avuto, hanno fatto fatica ad ottenerlo, continuano ancora adesso a non poterlo realizzare. 
Ogni tanto torna fuori questo dibattito che dovrebbe essere superato da tempo e che invece esce di nuovo a far capolino. Spesso per i referendum che, nello specifico, domani ci vedono decisori di cinque quesiti. 
"IL SINDACATO CHIEDE UN'ALTRA MOBILITAZIONE" per riuscire a superare lo scoglio del quorum, visto un po' come una vetta con pendenza sopra il 20% per i ciclisti. Sembra infatti il rivale più pericoloso, quello di non arrivare alla metà più uno dei votanti. Per scarsa informazione che questa occasione ha ricevuto e relativo o già presente scarso interesse generale, per una disaffezione generale e praticamente totale verso tutto quello che può avere o ha l'etichetta "politica", diretta o indiretta.
Chi lo sa, gioca sulla possibilità di ottenere un proprio tornaconto personale caldeggiando l'astensionismo come mossa politica. Decisionale invece che menefreghista. Sì, perché chi domani non andrà al seggio tale sarà. Ed una parte politica lo sta dicendo chiaramente. Purtroppo però a corrente alternata rispetto al concetto generale. Già, perché in Italia a turno le frasi "non andare a votare è una scelta legittima che esprime un opinione" e "votare è diritto e dovere e quindi si deve esercitare ed adempiere entrambe le cose" sono dette e sottolineate da parti politiche a seconda di come tira il vento, dimostrando anche in questo caso come distinguerle diventa sempre più complicato. Chi oggi invita ad andare al mare criticava aspramente chi lo faceva nelle precedenti tornate referendarie e viceversa.
Mi chiedo, come possono essere adesso credibili? Come si può pensare che la loro "filippica" attuale sul dovere civico o la vacanza al mare come scelta politica possa essere considerata pregna di significato collettivo e non di un interesse personale legato alla specifica situazione? Interesse personale che trasforma il quorum da vincolo costituzionale di tutela di una scelta legittimata dai numeri in strumento di scelta opportunistica. Non considerando, ad esempio, che "sdoganare" l'astensionismo è comunque un pericoloso boomerang che le percentuali di votanti anche alle elezioni politiche/regionali/ecc rimanda indietro. Ma forse, anzi evidentemente, senza il reale dispiacere di nessuno.
Ci sono delle cose che dovrebbero andare oltre e sopra i posizionamenti politici. Quelle regole di cittadinanza collettiva/attiva e dovere civico che dovrebbero assolutamente contenere il rispetto del diritto di voto. Quel "hanno lottato tanto per darcelo questo diritto, vediamo di ringraziarli facendo il nostro dovere" che mi sono sentito dire da sempre in casa, fa sì che ogni volta superi il "mio scoramento" rispetto al livello politico/sociale generale ed affili la mia matita copiativa. Farò lo stesso domani. Sarebbe un passo avanti per tutti se su questo ci mettessimo d'accordo, declinando poi le nostre differenze una volta entrati in quel seggio ed in quella cabina elettorale. Sarebbe.

domenica 1 giugno 2025

KappaGiocatoreViola 2025 è............

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 645

Eccoci qua. A campionato finito o meglio a stagione conclusa a provare a fare il punto della situazione o meglio a tentare di valutarla. Ovviamente, siccome a Firenze siamo un po' unici da questo punto di vista, nemmeno una settimana dall'ultima gara e tutto sembra lontanissimo, come fossero passati secoli. Contestazioni, rivendicazioni del buon lavoro effettuato, conferenza stampa per rassicurare tutti che la nuova stagione è già partita ed in programmazione, dimissioni supposte, dimissioni confermate, ipotetiche clausole di silenzio, stagione da riorganizzare. 
Provare quindi ad analizzare quanto fatto quest'anno sembra un salto indietro nel passato, non doppio ma triplo quasi quadruplo. Ma per assegnare il KappaGiocatoreViola vale la pena tentare.
Stagione non facilissima da giudicare, dovendo sintetizzare "MEZZA VITA PER L'ALTRA MEZZA VEDIAMO". Inizio molto negativo per poi svoltare e portarci quasi a sognare ed invece poi ricalare quasi da valutare il tutto come crisi o similare, per infine riemergere ma senza costanza. Grandi con le big, inguardabili contro le piccole. In generale quasi sempre molto bravi a sfruttare le gare con palla agli altri, sempre pessimi quando a costruire dovevamo essere noi. Abbiamo avuto la "vicenda Bove" che ha sicuramente scombinato gli equilibri, l'unica scusante (per nulla da poco, anzi) che riesco a dare come sfortune. Le cinque assenza di Kean o le tre/quattro di Dodò in una stagione da quasi sessanta gare direi che sono da mettere nel conto. Più lunga l'assenza di Gud ma onestamente credo che con lui la valutazione della stagione sia "così così" indipendentemente dall'infortunio. Così come gli altri infortuni. Credo che alla lunga tutta questa "migliore rosa dell'era Commisso" avesse comunque diverse falle. Rivedendo il mercato adesso: Kean, De Gea, Gosens acquisti di livello, superiore alla media della squadra che hanno dato tanto e fatto fare un salto di qualità; Cataldi positivo anche se discontinuo per infortunio; Fagioli mah; Pongracic e Gud più no che sì, Adli/Colpani/Richardson/Ndour/Zaniolo/Pablo Mari direi no senza sì. Doveva essere la prima stagione di una nuova era visto che la precedente rosa è stata smantellata tra agosto e gennaio, quindi era complicato beccare tutto, probabilmente qualcosina in più si poteva fare. Sintetizzando con "voti" la rosa:
Tra l'8,5 e l'8 De Gea - Kean - Gosens
Tra il 7,5 ed il 7 Mandragora - Dodò - Comuzzo - Cataldi
Tra il 6,5 ed il 6 Ranieri - Parisi
Tra il 5,5 ed il 5 Fagioli - Gudmundsson - Pongracic - Richardson - Folorunsho - Adli - Pablo Mari - Ndour - Terracciano
Tra il 4,5 ed il 4 Zaniolo - Colpani - Beltran - Moreno
Veniamo al Mister. Il suo modo di far giocare la squadra non mi è piaciuto, ma ammetto di essere io ad avere delle difficoltà con la difesa a cinque. Il suo 5-3-1-1 (mischiato ad altri schemi) non ha mai dato l'impressione di essere capace di dare gioco ed identità. Gli riconosco però un filotto molto importante di vittorie ed un risultato finale in linea con la nostra storia recente. Fallimentare in Coppa Italia, non troppo soddisfacente in Conference. E' un tipo di calcio che non sceglierei mai ma per la stagione fatta gli si poteva dare una seconda possibilità, a meno che non fosse intenzione di chi guida il tutto portare un allenatore pronto al salto di qualità e capace di farlo fare anche alla programmazione societaria. Quest'ultima vera assenza costante e preoccupante. Ad inizio stagione avevo dato 6/6+/6,5 voto che sostanzialmente confermo per risultati ottenuti. La vera mancanza è la continua assenza di quello scalino che altre squadre hanno fatto/stanno facendo. Era un'annata in cui molte avversarie hanno giocato mezza stagione e basta (Roma, Bologna, Lazio), alcune hanno toppato tutto l'anno (Milan), alcune hanno fatto probabilmente la loro peggiore stagione degli ultimi x anni (Juventus). Era quindi un'annata d'oro per spostarci dalla zona Conference senza neanche sudare troppo, ed a questo aspetto il voto non può che essere insufficiente. 
Come ho sempre fatto nel post finale di stagione, assegno il premio di KappaGiocatoreViola dato dalla media dei voti stagionali. Sono contento che la "matematica" premi quello che è il giocatore che avrei premiato anche io senza calcoli. Il KappaGiocatoreViola del 2025 è: 

DAVID DE GEA


Il portierone arriva prima di Kean di 0,01 ed anche questa sostanziale parità mi vede d'accordo. Sul podio Edo Bove che nella prima parte di stagione era stato uno dei più positivi. Molto positive le medie di Gosens, Cataldi e Comuzzo. Penalizzati da un inizio stagione negativa e da un andamento troppo alterno Mandragora e Dodò. Rigirando invece la classifica ed andando a guardare le ultime posizione Colpani e Richardson si confermano acquisti rivedibili e (tranne i giocatori poi ceduti) Beltran e Pongracic gli fanno (non) discreta compagnia.
Complimenti quindi al portierone spagnolo che proprio qualche giorno fa ha anche rinnovato il suo contratto, magari per fare il bis la prossima stagione.

Da quest'anno ho dato la possibilità ai lettori di questo blog di votare i migliori ed i peggiori giornata dopo giornata. Ed ecco quanto avete votato e scelto:
Scelto perché per definire il migliore ed il peggiore della stagione sarete ancora voi a decidere. I primi quattro delle vostre scelte gareggeranno per il ruolo di TOP dell'anno mentre gli ultimi quattro si contenderanno la palma di FLOP della stagione.

Collegatevi al mio account Instagram @Kappaviola (clicca qui) e votate nelle mie stories.

AGGIORNAMENTO

I votanti di Instagram hanno deciso così:

IL TOP DELL'ANNO: KEAN
Il flop dell'anno: Zaniolo

sabato 31 maggio 2025

Dentro ed a fondo

#Klibro Maggio 2025 
qui il mio intero
Katalogo
SANDRO BONVISSUTO
"Dentro"
Einaudi

Lo stile di Sandro Bonvissuto aveva già fatto centro con me con "La gioia fa parecchio rumore" (qui) dove si raccontava il suo percorso da tifoso legandolo ai suoi momenti di vita vissuti. La mano amica del mio inviato romano dopo il consiglio apprezzatissimo del primo ha fatto di più, facendomi arrivare il nuovo libro direttamente con dedica (GRAZIE).
In "Dentro" il percorso di scrittura segue la stessa strada basata sul racconto personale, accentuato dal fatto che in primo piano non c'è più la Roma ed il calcio ma il protagonista stesso. Tre racconti diversi basati su "QUESTA VITA NE' POCO NE' TROPPO" chiaramente bella e/o totalmente detestabile. Tre differenti momenti della vita di Bonvissuto che sono descritti senza un reale percorso, anzi andando a ritroso.
Si parte infatti da un pezzo di storia personale più recente per arrivare ad uno molto lontano con il protagonista ancora bambino passando da una fotografia scattata in ambito scolastico. Carcere, amicizia, amore familiare. Diversi momenti con la base comune data dalla vita che scorre e si fa ricordare. Pagine che hanno nella sincerità e nella semplice profondità dei ricordi la loro base e la loro "altezza". Lo stile dell'autore ha proprio in questo il suo marchio di fabbrica e lo espone con fierezza e capacità tenendo attaccato il lettore alle pagine. La struttura a racconti solitamente non mi cattura mai troppo ma in questo caso si resta affascinati dalla sorta di monologo interiore che viene messo in scena.
I racconti sono ben distanti tra loro temporalmente e come argomenti ma si mescolano perfettamente con questa ricetta e diventano un tutt'uno pur rimanendo ben distinti. Uno dei tre racconti è crudo ma di una forza incredibile, uno è un po' più contorto nella scrittura ma profondo e radicato, l'ultimo è di una dolcezza poetica unica e da solo varrebbe il libro. In tutti c'è il "dentro" dell'autore, raccontato senza sconti e/o senza vergogne. In modo personale ma speciale a livello generale.
Inutile ribadirlo ma fa molto piacere farlo: "Dentro" è un libro che assolutamente consiglio.

CINQUE CITAZIONI

1 - "...le ore erano un'unità di misura che non aveva senso lì. Come anche i minuti, le settimane, i mesi, o gli anni. Lì dentro contavano solo i giorni. Dovrebbe essere così ovunque, pensai. L'unica misura valida del tempo dovrebbero essere i giorni, appunto. Tutti gli altri parametri dovrebbero essere considerati quello che sono: convenzioni sociali. Invenzioni..."
2 - "...la morte non è un mezzo. La morte è un fine. Anzi, è la Fine. Quanto doveva essere inaccettabile la realtà, se quegli uomini erano disposti a credere che uccidendosi avrebbero potuto cambiarla in qualche modo..."
3 - "...non c'è niente che ti uccide come un muro. Il muro fa il paio con delle ossessioni interne, cose umane, antiche quanto la paura. Nonostante le apparenze, il muro non è fatto per agire sul tuo corpo; se non lo tocchi tu, lui non ti tocca. E' concepito per agire sulla coscienza. Perché il muro non è una cosa che fa male; è un'idea che fa male. Ti distrugge senza nemmeno sfiorarti..."
4 - "...intanto la sera scendeva affettuosa e cordiale; di lì a poco sarebbe arrivata la notte e i suoi sogni, ma già sapevo che non sarei mai riuscito a sognare niente di più fantastico..."
5 - "...non è vero che si cresce lentamente e armoniosamente, si cresce tutto insieme. In un giorno. In un'ora. Questa è la storia..."

Mia personale VALUTAZIONE: ****° - quattro stelle e mezzo su cinque

lunedì 26 maggio 2025

1

 ...uno...

"...chi se ne frega delle nuvole
mentre qui manchi tu...
...e adesso che sei dovunque sei
chissà se ti arriva il mio pensiero..."

Quanto manchi "donna con gli occhiali"....

sabato 24 maggio 2025

Non cambia

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 644
Da sempre quando si "cita" la politica un vizio nemmeno troppo originale è quello di abbinarla con molta frequenza al tornaconto personale degli interpreti. Perché negli anni i casi di questo tipo sono stati diversi, tanti, troppi. Perché il disamore ed il crollo della fiducia generale verso gli esponenti della relativa classe con il passare del tempo non hanno avuto interruzioni. E' diventata una sorta di "nomea" si direbbe a Firenze, probabilmente in alcuni (diversi? molti?) casi non meritata. Purtroppo però per molti aspetti totalmente centrata. 
Passano gli anni ed uno che vagamente ripone quel briciolo di speranza nel genere umano/politico potrebbe pensare o meglio sperare che il passato in qualche modo sia servito da lezione. "ILLUSIONI CHE PRIMA O POI" magari si avvereranno anche, ma non adesso.
E' infatti notizia di questa settimana l'arresto del sindaco di Sorrento per mazzette incassate ad un ristorante da un imprenditore del settore alimentare (appalti delle mense scolastiche). Devo dire una certa coerenza il luogo dello "scambio" rispetto all'attività. Incasso della serata tra l'altro parziale rispetto ad accordi già presi e già incassati viste le perquisizioni e le indagini relative. Il tutto ha portato ad altre ispezioni, verifiche negli ambienti collegati al sindaco e sono così emerse delle collaborazioni che poco o niente avevano a che fare con il lavoro ed il ruolo di primo cittadino ma che erano tarate su ben altro. Nello specifico quella di un fiduciario del sindaco a cui sono stati ritrovati oltre centocinquantamila euro nel tavolo da biliardo. Fiduciario (sigh) tra l'altro su cui si erano incentrate le attenzioni di un'inchiesta giornalistica che aveva smascherato il suo passato "particolare" costringendo lo stesso a non ricoprire il ruolo ufficiale nello staff comunale. Cosa evidentemente che non è stata sufficiente a metterlo ai margini ma gli ha anzi permesso di impreziosire la sua abitazione con mobilio di particolare pregio. 
La cosa mi ha fatto tornare in mente una vecchia perquisizione ai tempi di Tangentopoli in casa di Duilio Poggiolini, direttore centrale del Ministero della Sanità e responsabili dell'inserimento dei farmaci nei prontuari medici. In quel caso furono trovati nascosti in divani e panche miliardi delle vecchie lire, titoli di stato e monete antiche tanto da sconvolgere gli stessi finanzieri impegnati nella perquisizione. La notizia di cronaca è ridotta nelle dimensione rispetto al ruolo e gli importi di Poggiolini ma la cosa che fa davvero pensare è che sia una storia senza fine. Quella al vecchio direttore centrale della Sanità è datata 1993, oltre trenta anni fa. E ci risiamo. Ci mancherebbe, realtà diverse e paragoni non possibili ma che ancora siano presenti in modo così "prepotente" induce ad un'amarissima riflessione. Che tutto cambia per non cambiare niente si direbbe in stile "gattopardesco". Ma forse in questo caso non c'è stato neanche lo sforzo di provare davvero a cambiare qualcosa.

lunedì 19 maggio 2025

Vittoria che probabilmente non conta

Campionato - 37^
FIORENTINA - BOLOGNA = 3 - 2
GOAL:
PARISI, Dallinga,
RICHARDSON, Orsolini,
KEAN 

KAPPAPAGELLE
De Gea 6
Comuzzo 6 +
Pablo Marì 6 - -
Ranieri 5,5
Parisi 7
    Dodò 6 -
Mandragora 6,5
Richardson 6,5
Fagioli 5
Gosens 5,5
Kean 6,5
Pongracic 5,5
Colpani SV
Ndour SV

All. Palladino 6
Rapido commento all'ultima in casa. #KappaDeca Viola per la sfida al Bologna.
  1. Amarcord. Si sfidano a Firenze Fiorentina e Bologna ma anche Trap e Carletto Mazzone. Dovremmo vincere per tenere la testa della classifica (sigh..ricordi lontani...) ma non troviamo lo spunto giusto anzi dobbiamo ringraziare più volte Toldo che ci salva ripetutamente. Alla fine, indovina indovinello, su una punizione da una trentina di metri parte il solito missile del santo con il nove in maglia viola e vinciamo con tanta sofferenza ma esaltando una città.
  2. Formazioni. Viene riproposta la squadra che vinse benissimo ed a sorpresa contro l'Inter (qui) con uno schieramento "basculante" di difensori e centrocampisti tra 4-5-1/5-4-1/6-3-1 a scelta.
  3. Primo tempo. Subito Parisi in gol mentre il Bologna sembrava poterci far male da un momento all'altro. Poi "SOTTO GLI OCCHI ANNOIATI E DISTRATTI" di un po' tutti, sbadigli/contestazione ed un rigore apparso netto che non ci viene concesso.
  4. Intervallo. "Ma quelli che contestano oggi che siamo ancora in corsa per l'Europa che conta sono gli stessi che quando eravamo a pochi punti dall'Europa che conta dicevano non contestiamo ora che siamo ad un passo dall'Europa che conta?"
  5. Secondo tempo. Girandola di emozioni e gol. Richardson fa il primo in campionato nel mezzo a due belle costruzioni bolognesi che riportano la gara in parità. Alla fine a spuntarla è un caparbio Kean che prima si mangia un gol e poi sigla il gol della vittoria dopo averlo di nuovo smangiucchiato.
  6. Commento. Vittoria che tiene aperta una piccola speranza che resta targata solo Conference e "miracolo di Corvino". Partita in stile classico con gli altri a far gioco (neanche questa cosa clamorosa) e noi a colpire più o meno in contropiede. 
  7. Prestazioni. Parisi in versione incursore davvero notevole e Mandragora continuo riferimento nel suo splendido periodo di forma. Fagioli che prende gli applausi all'uscita probabilmente solo per l'uscita dal campo, Ranieri tranne le proteste direi solo fatica. Poco in linea con l'annata ma caparbio e comunque un fattore Kean che non doveva neanche essere della partita ed invece la decide.
  8. Prossime tappe. Una e si chiude anche quest'annata. O ri-Conference (difficile) o nulla (più proabile) nonostante un totale punti più alto degli altri anni.
  9. Kappa in libertà. Io comunque fossi Ferrari e Goretti sarei un po' offeso che nessuno nella contestazione di ieri se li è "cahati di pezza" nè direttamente nè indirettamente.
  10. "TAKKO AI' GIRO" - Spazio teNNico Bollins gestito. "...boh pensavo di andare a vedere Bobo fai te....te tu infami anche Parisi poi.....contento soprattutto per sfavillante e grandissimo Bologna con un capacissimo allenatore che veleggia in classifica...la partita è stata il motivo per cui un anno da noi bastava invece di tre....un po' come Palladino... :-) ..."
ps. da quest'anno il migliore ed il peggiore li decidete voi. Lancerò ogni volta il sondaggio dove potrete votare voi per le due categorie ed alla fine dell'anno stabilire il TOP ed il FLOP dell'anno. Collegatevi al mio account Instagram @Kappaviola (clicca qui) e votate nelle mie stories.

AGGIORNAMENTO

I votanti di Instagram hanno deciso così:

IL MIGLIORE: MANDRAGORA
Il peggiore: FAGIOLI

sabato 17 maggio 2025

Auguri Francesco

#KdL - KIAVE di LETTURA n° 643

Avrebbe compiuto settant'anni oggi Francesco Nuti. E' stato probabilmente il primo attore che mi ha fatto ridere ed è stato sicuramente quello che più di tutti mi ha fatto conoscere il termine malinconia. Non c'è bisogno che racconti io chi sia stato Francesco e cosa abbia fatto nel suo percorso fatto di successi, cadute e poesia. Basta accedere a qualche suo film, qualche sua apparizione, qualche sua espressione per avere chiara la sua grandezza. Qualche anno fa nello spettacolo "FRANCESCO NUTI - andata, caduta e ritorno" (clicca qui per la pagina Facebook che pubblicizza gli eventi legati a questa rappresentazione teatrale che vi consiglio davvero) ho avuto modo di conoscere ancora meglio la sua storia personale. Nuti ha "AVUTO GIORNI STRANI E GIORNI MOLTO PIU' NORMALI" in numero decisamente più ridotto. "Una vita sempre a tutto gas, sempre con lo sguardo verso la cima, sempre alla ricerca di una vetta più alta per impegnarsi in un'ascesa costante fino ad una caduta ugualmente rumorosa" ho scritto dopo aver visto Nicola Pecci interpretare magistralmente Francesco al teatro Dante (clicca qui per rileggere le mie impressioni su quello spettacolo).
Quello che però arriva dentro, della sua storia e della sua cifra artistica, è la capacità di arrivare a toccare commedia, romanticismo e "drammatico" (tra molte virgolette) mescolando storie, personaggi e stile del racconto. A volte surreale, a volte profondo, a volte comico, a volte narratore. Nei suoi occhi la battuta arrivava prima di quanto non fosse poi detta a voce e colpiva chi lo guardava decisamente di più. In tutti i suoi film c'è il momento dissacratore (o più di uno) che probabilmente adesso verrebbe visto come eccessivo ma che in realtà dava sorriso pieno a tutto il resto della pellicola. Anche quando la strada si faceva più in salita verso la malinconia e ci si trovava a riflettere quasi commuovendosi. Da questo punto di vista "Tutta colpa del paradiso" (solo per fare un esempio) è davvero una piccola/grande opera d'arte con scene epiche di surrealismo e comicità ed una poesia meravigliosa di un amore totale e ritrovato. Nei suoi occhi di padre ritrovato ogni volta che mi capita di guardarlo rivedo il sorriso divertito e colpito della donna con gli occhiali che non riusciva a non commuoversi nel finale del film.
La sua storia ci ha tolto probabilmente l'opportunità di vederlo più a lungo farci ridere e commuovere ma quello che ci ha regalato è qualcosa di indelebile che oggi giustamente in molti si sono affrettati a ricordare ed incensare, per tanti/troppi con colpevole ritardo e non mettendosi in pari con quanto non fatto. A me piace immaginarlo guardarci da dove si trova e scuotendo la testa divertito ideare la rappresentazione di realtà già assurde ma che avrebbe letto e reso divertenti e profonde. 
Nonostante tu sia così tanto presente, ci manchi tanto Francesco. I tuoi movimenti, i tuoi tormentoni, il romanticismo dei tuoi occhi, la tua follia artistica, la tua normalità interpretativa. Sei stato e sei un poeta concreto, di quelli che lasciano un segno. Bello profondo. 
Auguri e GRAZIE Cecco. Di tutto.